29/03/12

Quattro

Lentamente mi sono trovato ai margini. Combattuto. Una parte voleva essere come gli altri, fare parte, essere nel cerchio. Ma l'altra parte no, si rifiutava. Non voleva condividere la superficialità, la meschinità, l'ignoranza.

Da fuori li vedevo tra di loro, tutti amici che si divertivano, volevo lo stesso per me. Da fuori però vedevo cose che loro no. Li vedevo essere amici per finta, frequentarsi per interesse, per comodità, per non si sa neanche per quale motivo. Avevo paura di essere integrato, perché temevo che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato anche a me.

E in parte succedeva. Quando mi avvicinavo a qualcuno, capitava più spesso che no di essere "mollato" dopo qualche tempo, perché avevano altri interessi, altre cose da fare, la loro vita da mandare avanti.

Era colpa mia? Molto probabilmente. Ma all'epoca non mi interessavano le colpe, tanto più che tutti mi ricordavano quanto intelligente e sensibile fossi. Ma sempre ad un braccio di distanza, mi raccomando (questa cosa mi ha poi accompagnato per sempre, ti stimo ma ti tengo lontano, quindi la ripeterò spesso).

Così ho cominciato a rinchiudermi, a cercare di farmi piacere l'essere fuori, perché se quello era il posto destinatomi, tanto valeva addobbarlo a modo. Grande lezione di vita che ho imparato da adolescente: essere il ragazzo intelligente, schivo, studioso e che a 17 anni si appassiona al ciclo dei Rougon-Macquart fa schifo al cazzo.

Non è per niente la vita del bell'ombroso per il quale le donne sospirano. C'è solo tanto dolore e solitudine, che meno la vuoi e più ti circonda. Diventi un animale ferito e quando un animale è ferito si mette in un angolo e mostra i denti a quelli che passano.

Più stai male, più mostri i denti; più mostri i denti, più gli altri ti stanno lontani; più gli altri stanno lontani, più stai male. E non capita mai che passi qualcuno e dica povera bestiola, secondo me sta male, vediamo cos'ha.

Credo di essere stato particolarmente insopportabile all'epoca, quell'insopportabilità delle persone sveglie, che sanno cosa dire e fare per colpire nei punti giusti e fare male.

In guerra con il mondo e il mondo che se ne frega serenamente.

21/03/12

Tre

Trovarsi a 16 o 17 anni e sapere di non piacere a nessuno è dura. Ma molto più dura è vivere in mezzo a persone che non ti mandano mai a fare in culo, che non ti dicono che sei un deficiente, con gli adulti che pensano che sei un bravo ragazzo e i ragazzi che pensano che sei un secchione.

Nessuna ragazza voleva stare con me. Ho dovuto aspettare molti anni prima di conoscere una persona, innamorarmene ed essere ricambiato.

Solo che nessuna ti dice "non mi piaci", "fai schifo", "dimagrisci almeno un po' e magari ne riparliamo". No. Passi anni a sentirti dire che sei una persona meravigliosa, che sei intelligente e tutto quanto, però manco morta ci sto con te.

E allora non sai cosa fare e cominci a stare male e il male non passa. Sai che sbagli, ma non riesci a capire cosa. Dicono che gli uomini, specie giovani, cercano quasi esclusivamente il sesso, mentre le donne cercano tenerezza e affetto oltre al coito.

Io non so se sia vero... quello che so è che quando ti trovi senza carezze, senza affetto e senza sesso, anche se sei un maschio, o se non altro se sei questo maschio, la vita inizia gradualmente a fare schifo.

E inizi a farti schifo. D'altronde se nessuna ti vuole, ci deve essere qualcosa che non va e, se sei intelligente, vuol dire che il problema è il corpo.O che non sei abbastanza virile. O qualcosa da simile. Sì ma cosa?

Nel dubbio, nasconditi, che fai schifo.

20/03/12

Due

Nemmeno con i maschi le cose andavano meglio. Non sono mai riuscito ad avere un amico vero, non sono mai riuscito a creare un legame forte con qualcuno. Ero diverso dagli altri: timido, introverso, studiavo e leggevo anziché fare il vandalo scansafatiche. E nemmeno andavo d'accordo con i ragazzi per bene e studiosi perché mi sembravano tutti così prevedibili, seri, senza dubbi o incertezze.

Ero troppo bravo per andare d'accordo con gli scavezzacollo, e troppo incasinato per andare d'accordo con i secchioni. 

E poi, benché timido e introverso, non sono uno che arrossisce e sta zitto: sono brusco, testardo e battagliero. E le persone ti stanno lontane, quando sei così. Soprattutto da adolescente, quando più forte è la necessità di fare branco, di costruirsi un circolo di pari in cui condividere emozioni e riti di passaggio di quell'età.

Ma io non sopportavo, in maniera inconscia ed istintuale, i riti del branco. Volevo essere io, con la mia testa e la mia autonomia. Il problema è che un ragazzo che non si amalgama al gruppo diventa un disadattato rispetto a quel gruppo. E siccome a me non piacevano mai i gruppi per principio, ero in ogni luogo un disadattato.


16/03/12

Uno

Credo che se dovessi pensare a quando tutto è iniziato, partirei da quando avevo 13 anni. Quell'estate mi innamorai per la prima volta, di una ragazzina che conoscevo. Amore folle, disperato, senza limiti, doloroso e non ricambiato. La prima cotta di tutti gli adolescenti.

Tutti gli adolescenti ci passano, soffrono e vanno avanti.  Ma non io, nossignore. A me non passava, mai. A stento dimenticai quella ragazzina (se solo sapesse, povera, quanto mi ha fatto soffrire senza saperlo e senza volerlo) che subito mi innamorai di un'altra. Un altro folle, disperato, senza limiti, doloroso amore non ricambiato. E poi un'altra, e un'altra ancora. 

Costantemente in preda a questo sentimento fortissimo, che mi dominava e che non riuscivo a placare. Non passava mai, non migliorava mai. Soffrivo sempre, mai ricambiato.

E questa era la cosa peggiore, non essere mai ricambiato. Non so dire perché, per quale motivo, ma di certo nel pieno dell'adolescenza mi ero già abituato a pensare che nessuna donna avrebbe mai voluto starmi vicino.

E più mi rifiutavano e più i miei sentimenti urlavano dentro di me. Non c'era modo di tenerli a freno, mi prendevano, mi sollevavano e mi scaraventavano a terra, lasciandomi sfiancato e dolorante.

Ecco, se la memoria non mi fa difetto, è così che è cominciata. Allora non sapevo dove mi avrebbe condotto, ma lo avrei scoperto di lì a non molto.