20/05/12

Sette

C'è una cosa che mi dispiace molto della mia adolescenza. Che nessuno si sia mai accorto che c'era qualcosa che non andava in me. Stavo male, ero rabbioso, senza amici e nessuno ha mai pensato di prendermi da parte e dirmi "qui c'è qualcosa che non va". 

È che finché studi, non ti droghi e non fai tardi il sabato notte, allora va tutto bene. L'importante è non fare casino, poi quello che ti succede dentro la tua calma e i tuoi silenzi sono fatti tuoi.

Se svuoti il frigo la sera prima di andare a letto è perché sei un golosone e fanno le battute. Se te ne stai per i fatti tuoi è perché sei misantropo (a 17 anni non sapevo neanche che cosa volesse dire, ho dovuto guardare sul dizionario per sapere cos'ero). Se ti piace leggere tanto è perché ti piace (no, è perché non ho nessuno e mi faccio compagnia così. Io avrei voluto tanto passare i pomeriggi a pomiciare, guarda un po').

Quello che mi dispiace è che avrei voluto avere degli anni spensierati, fare le cazzate che gli adolescenti fanno perché sono troppo stupidi per pensare alle conseguenze, fregarmene di tutto e di tutti e soprattutto, soprattutto non pensare.

E invece pensavo e riflettevo, anche perché avevo un sacco di tempo.

Penso che se qualcuno mi avesse aiutato, ma senza fare niente di speciale, solo capire e dire due parole, dare un consiglio utile ogni tanto, magari indirizzarmi verso qualche ineresse, avrebbe potuto salvarmi. C'era ancora tempo allora. 

Invece no, e così sono dovuto andare incontro a tutto quello che è successo dopo.

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