28/07/12

Tredici

Con il tempo e con l'età naturalmente ho iniziato a capire anche un po' di più di me stesso e mi sono sorpreso a rendermi conto di un tratto della mia personalità a cui mai avevo pensato, ma che una volta individuato mi ha reso possibile spiegarmi molte cose. 

Io sono estremamente empatico. Cioè, non so se sia la definizione corretta, ma etimologicamente lo è. Vuol dire che quando sono con qualcuno entro in sintonia diretta con il suo stato d'animo e riesco a interiorizzarlo in maniera distinta. Ora una certa vulgata potrebbe far credere che sia una cosa bellissima, una persona che riesce a capire gli altri è rara a trovarsi e va considerata di gran valore.

In realtà, a viverla, non è così bello come potrebbe apparire, soprattutto quando non si è coscienti di essere empatici. L'empatia, almeno nel mio caso, non funziona come un generico "leggere la mente", in cui si osservano in maniera distaccata le emozioni di chi ti sta di fronte. Empatia significa provare a propria volta le emozioni che sta provando l'altro, senza avere alcun distacco da esse e senza alcuna soluzione di continuità con le proprie. 

Questo ha voluto dire che per molto tempo non sono stato in grado (e a volte non lo sono tutt'ora) di capire se le emozioni che provavo erano mie o dell'altro. La mancanza di distacco rende difficile interagire con l'altro: immaginate una persona triste che si confida con voi perché non sa cosa fare. Ebbene, io non sapevo mai cosa dire, perché parlandoci mi ritrovavo nella sua stessa condizione emotiva, compresa la difficoltà di sbrogliare la matassa. La maggior parte delle volte mi trovavo solo a pensare "sì, ti capisco, hai ragione e non so cosa dirti". Ed in più stavo pure male.

Se litigo con qualcuno, anche se sono convinto di avere ragione, mi trovo a mettermi anche nella posizione "avversa" e, di conseguenza, sento di avere contemporaneamente ragione e torto, perché le mie ragioni mi paiono tanto valide quanto quelle della persona con cui in teoria dovrei litigare. Alla fine non so più se ho ragione o torto...

Se la mia ragazza mi molla, siccome con lei ho un rapporto particolarmente stretto, la situazione si amplifica e le sue ragioni mi paiono così ovvie che effettivamente mi chiedo come posso essere stato un coglione tale senza rendermene conto.

Stare insieme a molte persone mi è sempre sembrato difficile. Un tempo incolpavo la timidezza e l'introversione, ma in realtà credo sia dovuto al fatto che in mezzo a molti la mia percezione viene sovrastimolata, le informazioni che arrivano sono troppe e confuse e quindi il meccanismo va in stand-by in attesa di un momento più calmo. E a quel punto non so più come interagire in mezzo a molti, visto che non so più se si divertono, se gli sto simpatico, se ho detto una cazzata, se se se... e quindi rimane quella lieve sensazione di disagio e basta.

Infine, mi bastano pochi minuti per inquadrare una persona. A quel punto so già cosa cosa mi dirà nella conversazione, cosa le piacerà e cosa no, eccetera. Da ragazzo questo mi provocava una reazione di stizza, perché mi sembrava che tutti fossero orribilmente noiosi e prevedibili, che dicessero esattamente quello che era scontato dicessero, che ascoltassero la musica che ci si aspettava, che leggessero i libri che ci si aspettava.

Tutto questo mi aveva portato a chiudermi in me stesso e a mantenere le distanze dagli altri: doversi subire tutti gli stati d'animo delle persone, introiettare tutti i loro umori, dover gestire la stabilità emotiva altrui, per un ragazzo che già di suo non ne aveva di propria, era troppo. Era proprio un peso che non riuscivo a sopportare.

Quando finalmente ho cominciato a raggiungere un mio equilibrio e ad avere coscienza di essere empatico, gradualmente ho imparato a gestire questa mia "particolarità". Per quanto onestamente invidi la gente "normale", quella che se non gli dici "sto male per questo e questo moivo" non riesce a capire né che stai male né perché, devo dire che se ben gestita può trasformarsi in una abilità utile.

Sapere di chi potersi fidare o no o sapere quale collega sta tramando alle tue spalle e quale è tuo amico è un buon vantaggio nella vita. Non è male nemmeno con le donne, visto che io non sono né fico né ricco, devo usare altri approcci ed essere in grado di dire la cosa giusta al momento giusto, sapere quando la lei ha voglia di parlare, quando ha voglia di uscire, quando ha voglia di fare l'amore, quando ha voglia di coccole apre molte porte.

Chiaramente non ho i superpoteri, non sono infallibile e non sempre funziona. Ma nella maggior parte dei casi sì.

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