25/09/12

Diciannove

Perché c'è che fino al giorno prima eri solo un ragazzino fragile, che stava chiuso in casa a leggere Kafka mentre gli altri si ubriacavano e scopavano. C'è che eri da solo perché nessuno pensava che avessi bisogno di una mano. Tutti pensavano che fossi forte, maturo, serio. E così tua madre ti confessa di volersi suicidare e la realtà diventa trasparente, senza consistenza, e non sai più cosa sia vero e cosa sia falso.

Vieni a casa da scuola e non pensi a che bugie inventarti per un brutto voto, ma fai un giro velocissimo col cuore in gola per accertarti che tua madre non sia morta. Un giorno dopo l'altro, per settimane, finché ti convinci che forse era una cosa detta così, ma non pensata veramente. E quando ti sei tolto, almeno per quel giorno, il pensiero, cominci a pensare a tuo padre che viene a casa, e non sai se sia meglio quando non dice niente e si tiene tutto dentro o quando ti copre di insulti ma almeno sai come la pensa.

E non sai cosa fare, cosa pensare, non sai cosa devi provare. Cosa ne sai di come ti devi sentire, chi te l'ha spiegato? Non sai niente, sai solo che tutto può sparire in un momento, che in un attimo tutto quello che sai diventa falso, e quello che non avevi mai pensato diventa vero.

E poi il giorno dopo ti accorgi che - mentre pensi ancora di essere quel ragazzino che non sa niente - parli con qualcuno e ti senti dire che sei saggio, fai due chiacchere con qualcun altro con pochissimi anni meno di te e ti senti dire che sei come un padre. Ti rendi conto che ora sono gli altri che non sanno, e tu invece sai perché ci sei già passato. Ti accorgi che sei diventato duro, mentre gli altri pensano che tu sia solido.

E ti accorgi che ancora una volta sei solo, perché adesso sei forte, maturo, serio e non è più tempo per ricevere aiuto.

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